Monday, April 13, 2009

Evidences

© Mårten Lange

Nel 1977 Mike Mandel e Larry Sultan con il loro libro Evidence segnarono un momento cruciale nella ricerca sulla natura dell'immagine fotografica, mostrando quanto possa essere drammatico il divario tra un'immagine e la percezione di essa, lasciando l'osservatore di fronte all'immediatezza di segni che potevano essere percepiti chiaramente, ma che non lasciavano alcuna speranza di venire ricomposti in un significato chiaro e condiviso.
Da allora molti hanno proseguito l'esplorazione dell'ambiguità o della capacità di ingannare nascoste nella fotografia, mettendo in discussione il nostro sguardo e la nostra capacità di comprendere: l'ultimo della lista è probabilmente Mårten Lange con il suo libro Anomalies (pubblicato da Farewell Books), una sequenza di oggetti e di scene che non ci danno alcun indizio sul loro significato e che sembrano suscitare solo l'inquietante e sottile sensazione di qualcosa che sia appena accaduto o che stia per accadere. Le immagini sono immerse in un clinico bianco e nero che deve molto alla misteriosa oggettività della collezione di 'documenti' di Mandel e Sultan: in entrambi i lavori praticamente ogni cosa è manifesta, lampi di flash mettono a nudo le superfici e il nostro disagio, invece di provenire da ciò che non vediamo, cresce con la nostra consapevolezza che stiamo vedendo tutto, stiamo vedendo troppo, senza la minima speranza di afferrare il senso di quello che abbiamo di fronte.

© Mike Mandel & Larry Sultan

In 1977, Mike Mandel and Larry Sultan's book Evidence set a landmark in the investigation of the photographic image, showing how dramatic the gap between an image and the perception of it can be, leaving the viewer in front of the immediacy of signs that can be clearly perceived but give no chance of being composed in a clear and shared meaning.
From then on, many went deeper in exploring the power of deceiving that is hidden inside the photographic language, questioning our gaze and our understanding: the latest attempt is probably Mårten Lange's last book,
Anomalies (published by Farewell Books), a sequence of objects and scenes that gives us no clues about their meaning, leaving us with a subtly dreadful feeling of what may have just happened or will happen soon, immersed in a clinical black & white that owes much to the mysterious objectivity of Sultan and Mandel's collection of 'documents'. In both works almost everything is exposed, flash lights bare every surface and so our discomfort, instead of coming from what we can't see, is enhanced by the fact that we are actually seeing everything, we are seeing too much, with no chance of grasping the sense of what is in front of us.

© Mårten Lange

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