Wednesday, September 18, 2013

Guillaume Simoneau, 'Love and War'


Pubblicato su Linkiesta l'11/9/2013

Con il termine confessional art si intendono quelle forme dell'arte contemporanea che mettono al centro una dimensione eminentemente biografica. Categoria molto trasversale che attraversa la scultura, l'arte concettuale e tocca anche la fotografia, la sua origine viene attribuita a Louise Bourgeois, la scultrice francese famosa per le sue opere che trasfigurano luoghi e momenti della sua vita privata. Sue eredi più o meno ufficiali sono Tracey Emin e Sarah Lucas, che hanno fatto una bandiera della messa a nudo dei recessi dell'identità femminile e della critica alla cultura patriarcale. In ambito fotografico poi in prima linea ci sono i cahiers di archeologia sentimentale di Sophie Calle e l'opera di Nan Goldin, la sua cronistoria senza filtri della propria esistenza quotidiana, un reportage intimo portato avanti per decenni.

Per quanto la confessione artistica venga considerata un territorio prevalentemente femminile, esistono anche casi di elaborazione estetica di un vissuto personale fatti da uomini, e il libro Love & War del fotografo Guillaume Simoneau è uno degli esempi più recenti. Pubblicato dall'editore inglese Dewi Lewis, il libro si presenta come una raccolta di frammenti fotografici di una storia d'amore, quella tra il fotografo e Caroline Annandale, una ragazza conosciuta da Simoneau durante un workshop di fotografia nel 2000. Le immagini ci portano avanti e indietro nel tempo tra il 2000 e il 2009, senza darci modo di comporre un quadro completo. Quello che sappiamo è che qualche tempo dopo l'11 settembre 2001 Caroline va in Iraq con l'esercito americano, la loro relazione si interrompe e in qualche modo ricomincia, anche se scopriamo che Caroline nel frattempo si è sposata con un altro uomo. Lo stesso Simoneau si limita a descrivere il lavoro come “una documentazione istintiva e sporadica della complessità della vita sentimentale di una giovane sergente dell'esercito americano, prima e dopo essere stata in Iraq".


Guillaume Simoneau, Wearing army uniform for me, Kennesaw, Georgia, 2008

Read More...

Thursday, September 12, 2013

SI Fest #22 - Giorgio Di Noto


The Arab Revolt by Giorgio di Noto is a series of images made from screenshots of videos documenting the revolts from 2011 in Tunisia, Libya and Egypt, taken with instant film. This year at SI Fest he will present those images together with a new installation, Tunisi 8.06.2013


While in The Arab Revolt those distant places were photographed using digital traces like stills from video, but recording them on the analog surface of the instant film, with this new chapter of the work Di Noto went to Tunis, and created a composition of images from the smart phones of people who took part to those revolts, projecting their LCD screens on a roll of direct positive photograhic paper. This way they created a mosaic of digital images on a sheet of paper: something like reproducing the latest imaging technology with the first photographic process ever invented, in a few words.

The Arab Revolt di Giorgio di Noto è una serie di immagini fatte a partire da screenshots di video che documentano le rivolte del 2011 in Tunisia, Egitto e Libia, realizzate con pellicola istantanea. Quest'anno al SI Fest presenterà queste immagini insieme a una nuova installazione, Tunisi 8.06.2013.


 Mentre in The Arab Revolt quei luoghi erano fotografati da lontano, usando tracce digitali registrate su un supporto analogico, questa volta Di Noto è andato a Tunisi e ha creato una composizione di immagini prese dagli smart phone di persone che hanno preso parte alle rivolte, proiettando le foto sugli schermi dei loro telefonini su un rotolo di carta fotografica positiva. In questo modo insieme hanno creato un mosaico di immagini digitali impressionate sulla superficie fotografica, combinando la più recente tecnologia di produzione delle immagini con il primo procedimento fotografico mai messo a punto, in poche parole.

Read More...

Thursday, September 5, 2013

SI Fest #22 - Max Pam, 'Supertourist'


Australian photographer Max Pam often deals with ideas such as space, distance and journey, creating photographic journals where he mixes different kinds of pictures and writing.  SI Fest will show his latest work Supertourist (also a book), a journey "covering the four corners of the planet" where Pam blends sacred and profane, beauty and misery, a travel chronicle where every image could easily be the document of a real place or a real person as well as the hallucination of Pam's larger-than-life touring around the world.

I lavori del fotografo australiano Max Pam parlano di spazi, viaggi e distanze, diari per immagini dove utilizza diversi stili fotografici, spesso insieme alla parola scritta. SI Fest presenterà in anteprima italiana la mostra del suo ultimo lavoro Supertourist (anche un libro), un viaggio "ai quattro angoli del mondo" dove Pam mescola il sacro e il profano, la bellezza e lo squallore, dove ogni immagine potrebbe esssere il documento di un luogo reale e di una persona reale, oppure rivelarsi un'allucinazione nata dal turismo iperbolico di Pam.




All images © Max Pam 
 




Read More...

Tuesday, September 3, 2013

The One Percent

The Noorderlicht Photofestival just opened its 2013 edition in Groningen, with six photographic shows among which shines the group exhibition To Have and Have Not. Curated by Wim Melis, the show addresses the issue of money and power, with a selection of 21 artists focusing on the many faces of the infamous 1 percent of the population possessing most of the aforementioned.

Installation view of To Have and Have Not - Image credit Jan Stradtmann
Last spring I proposed something with a similar concept for the Landscape Stories Wealth, and expanding the research with a series of posts on this blog, with spin-offs inspired by the same theme. Since there are some names showing both in my picks and in the Noorderlicht shows and at the same time several different artists in each of the two respectively, you can have an extended look at the story by comparing the two groups from here and there.

Il Noorderlicht Photofestival ha appena inaugurato la sua edizione 2013 a Groningen, con sei mostre tra cui spicca la collettiva To Have and Have Not: curata da Wim Melis, l'esposizione affronta il tema del denaro e del potere con una selezione di 21 artisti, ognuno dei quali indaga un aspetto di quel famigerato 1% della popolazione che li possiede in larga maggioranza.

La scorsa primavera ho lavorato a qualcosa di simile con il numero di Landscape Stories Wealth, e poi continuando con una serie di post su questo sito dedicati a spin-off ispirati allo stesso tema. Poiché ci sono alcuni artisti che compaiono sia nella mia selezione che in quella del festival, accanto a molti diversi tra i due line-up rispettivi, guardare i due gruppi tra qui e lì crea una sorta di selezione allargata sul tema.

Mari Bastashevski, State Business, 2012

Read More...

Monday, September 2, 2013

SI Fest #22 - Joachim Schmid

Archiv#001
"Photography itself is most frequently nothing but the reproduction of the image that a group produces of its own integration." (Pierre Bourdieu, Photography: A Middle-Brow Art, 1965)

"What I would suggest to a lot of young people who want to become photographers in a post-modern world is that they can become photographers of images. They are the ones who frame what is important on Flickr. They can say that these 50 images need to be looked at today so that we are not swamped by thousands or millions of images to look at. That is a new kind of job definition: a picture editor or curator in a Web 2.0 world who would filter the imagery as a service to the public. [...] Photography has been considered not to be an intellectual field by many people. The writers are supposed to be more intelligent, which I think is a mistake. They both have to be intelligent." (Fred Ritchin, 2008)

Archiv#73
What Joachim Schmid has been doing with photographs for the last 25 years or so could be easily described as something in between the above quotes: the endless creation and recreation of a universal archive of found photography, some sort of atlas of how we make images for our own private pleasure, duties, accidents.


Archiv#122
SI Fest this year will show two different bodies of work by Schmid: Archiv (1986-1999) and Bilder von der Straße (1982–2012). The first one is long sequence of panels on which Schmid has collected different images gathered on the basis of analogies of subjects, composition and technique, what he defined as an “ironic taxonomy of popular photography”. The second one, which means "Pictures from the Street, is the fruit of Schmid's 20-year-long collection of photos found on the street around the world. As he found his 1000th, the work was finally complete. Archiv will be shown with a wide selection out of the 726 panels composing the work, and Bilder von der Straße will be presented as a video installation.

"La fotografia stessa, sovente, non è altro che la riproduzione dell'immagine che il gruppo offre della sua integrazione." (Pierre Bourdieu, La fotografia. Usi e funzioni sociali di un'arte media, 1965)

"Quello che suggerirei a molti giovani che vogliono diventare fotografi nel mondo postmoderno è che potrebbero diventare dei fotografi di immagini. In fondo sono loro a decidere quello merita attenzione su Flickr, potrebbereo essere quindi loro a dirci 'queste sono le 50 immagini da vedere oggi', così non verremmo indondati da migliaia o milioni di immagini. Avremmo un nuovo tipo di figura professionale: un photoeditor o un curatore per il mondo del web 2.0 che filtri e selezioni le immagini come un servizio per il pubblico. [...] Da molti la fotografia non viene considerata una pratica intellettuale, solo di chi scrive si pensa che debba essere intelligente, ed è un errore". (Fred Ritchin, 2008)

No.629, Berlin, November 1999
Negli ultimi 25 anni Joachim Schmid ha portato avanti una ricerca sulla fotografia vernacolare che si situa a metà strada tra le riflessioni citate qui sopra: l'infinita costruzione di un archivio universale di istantanee trovate, come un atlante dei tanti modi in cui privatamente facciamo fotografie per il nostro piacere, necessità, dovere, oppure casualità.

No.1000, Gallipoli, March 2012
Il SI Fest quest'anno presenterà due diversi progetti di Schmid: Archiv (1986-1999) e Bilder von der Straße (1982–2012). Il primo è una lunga sequenza di pannelli in cui Schmid ha raccolto fotografie affini per soggetti, composizione e tecnica, generando quella che lui ha definito "una tassonomia ironica della fotografia popolare". Il secondo, il cui titolo significa "Fotografie dalla strada", è il frutto di vent'anni di fotografie raccolte per strada da Schmid on giro per il mondo, e concludendo il lavoro alla millesima foto trovata. Di Archiv sarà esposta una selezione delle 726 tavole che compongono il lavoro, mentre Bilder von der Straße verrà presentato come una video installazione.

Read More...