Monday, January 19, 2009

Esploratori

© Tammy Mercure

Il lavoro di Tammy Mercure è un altro contributo al grande tema dell'interazione umana con i luoghi (nello specifico del visitare e del viaggiare), con quell'ironia che ci mostra gli esseri umani come creature vagamente perse, che cercano un modo di stare al mondo, che si tengono occupati, cercano di divertirsi e di tenere un po' tutto insieme. Si tratta di un approccio che ormai ci è familiare, dato che la fotografia contemporanea ce ne offre vari esempi, tanti modi di esprimere fotograficamente la ricorrente domanda "Chi sono queste creature e cosa stanno facendo?"

Ecco altri due esempi:

© Natascha Libbert

- Le serie Men and Orchids e Men at Airshow di Natascha Libbert mostrano gruppi di persone così assorbite dal luogo in cui si trovano che potrebbero perdercisi dentro; la prima è popolata da persone che scattano freneticamente fotografie di orchidee, la seconda di uomini che vagano in un salone aeronautico tra velivoli e hostess seducenti, ipnotizzati come dei bambini in un negozio di giocattoli.

© Peter Otto

- I Tourist Places di Peter Otto, un'affascinante interpretazione del sublime gesto della "fotografia turistica", rappresentata in modo così plastico da sembrare una cerimonia.

Un'ultima cosa sul lavoro della Mercure: la sua serie Wonders è fatta di immagini del Wisconsin Dell, un'attrazione turistica del Midwest americano piena di repliche di diverse meraviglie del mondo. Le fotografie sono realizzate con il foro stenopeico, riportando quei luoghi a un tempo in cui neanche esistevano, cancellando la differenza tra il luogo reale e la sua grossolana riproduzione.
Mi piace pensare queste immagini come frammenti di ciò che tutte quelle persone, tutti quei turisti cercano di afferrare, una sorta di visione interiore fatta di aspettative, ricordi coscienti e desideri personali, mentre una strana nebbia avvolge il 'vero' luogo, non lasciando possibilità a una visione reale di quello che gli occhi hanno davanti.

© Tammy Mercure

Tammy Mercure's work is another contribution to the great theme of the human interaction with places (especially visiting and travelling to places), with that ironic feeling that show us human beings as slightly lost creatures trying to find their way through things, keeping themselves busy, pretending to be having fun or anything else to hold everything together. It is a feeling we have become familiar with, since contemporary photography has offered us a wide variety of examples of this approach, where the photographic eye keeps asking the same question: "Who are these creatures and what are they doing?"

Here's two more examples:

Natascha Libbert's Men and Orchids and Men at Airshow, two series depicting groups of people so absorbed in the environment they almost seem to lose themselves in it; the first one shows men frantically taking pictures of the orchids, while in the latter the male adults wandering around planes and sexy flight attendants are hypnotized more than kids in a toy shop.

Peter Otto's Tourist Places, an interesting rendition of the sublime act of taking a "touristic photograph", depicted in such a plastic way that it becomes some sort of ceremony.

One last thing about Mercure's work: her series Wonders is made of images of Wisconsin Dell, a tourist mecca in the American Midwest full of replicas of many wonders of the world. The images are made with pinhole, thus taking those places back to a time when they did not even exist, erasing the difference between the real place and the cheesy reproduction of it.
I like to consider those images as glimpses of what all those people, all those tourists are trying to grasp, some kind of inner vision made of expectations, memories and desires, while a strange midst surrounds the 'real' place, leaving almost no chance to a real 'vision' of what the eyes have in front of them.

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