Thursday, May 15, 2008

Bianche chimere

© Danielle Mericle

Spesso lavori fotografici di impianto concettuale tendono a mortificare fin troppo l’esperienza della visione, lasciando le immagini ad illustrare semplicemente la ‘tesi’ che le introduce, quasi fosse un rebus o un codice da decifrare. Non è il caso di Danielle Mericle, dove gli oggetti e i luoghi delle sue immagini sono carichi di un senso e di un’ironia che spesso scaturiscono proprio dal guardarli e non semplicemente dal ‘pensarli’ come idee.
Poi, tutto cambia quando si osservano le immagini di Seneca Ghosts, dove la Mericle segue le tracce di un gruppo di sfuggenti cervi albini che vivono in un’ex area militare del periodo della Guerra Fredda, a nord di New York: "una riflessione sui nostri limiti nell’accedere al passato politico e sociale che ci riguarda e di confrontarci con esso attraverso un’esperienza personale", scrive lei nell’introduzione al lavoro.
Ma è solo l’inizio della visione, il resto è dentro le immagini di una chimera indifesa, che si muove tra il verde fitto di un posto sconosciuto.

Photographic projects with a strong conceptual approach can sometimes mortify the vision, leaving the images as mere illustrations of the ‘thesis’ that should introduce them, as if it was some rebus or code to be deciphered. That is not the case with Danielle Mericle, where the places and the objects in her images are full of meaning and irony that often come from the actual vision of them and not by just thinking them as ‘ideas’
But then again everything changes with her project
Seneca Ghosts, where she follows the steps of a herd of albino deer living in a deactivated cold war-era army depot in upstate New York: "a reflection on our limited ability to access and engage the political past through personal experience", as she writes in her statement.
But that is just the beginning, the rest is inside the images of a vulnerable chimera roaming around the deep green of an unknown place.


© Danielle Mericle

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