Wednesday, May 2, 2012

Practice over theory

Cromie, 2009

Giulia Ticozzi could be described as quite an eclectic photographer, using the medium in many different ways and for different purposes in her various projects. It is even hard to isolate what could be summed up as her style, as in her case what seems to matter most are the ideas and then the process of bringing them to life.

Photography here is a tool, part of a wider palette of instruments aimed at producing visual contents, but also sometimes generating community experiences through the creative process. A chromatic catalogue of the buildings of a neighbourhood in Milan (Bande Nere, from the name of the area), a sequence of group photos from a project about “the human attitude of associating in groups in order to create units of common interests” (Self Categorization), or a series of books created together with the residents of a small town north of Milan (Il mio libro sei tu) are just some examples of the many lines of work the young artist has already put into place.

Bande Nere, 2009
 
Il mio libro sei tu is currently being presented as part of Art Around, a group of eight site-specific works created by various artists in the northern province of Milan, promoted by the Museum of Contemporary Photography of Cinisello Balsamo.

Bande Nere, 2009

I lavori di Giulia Ticozzi si potrebbero descrivere come esempi di un forte eclettismo fotografico, dove il mezzo viene utilizzato in modi molto differenti e per diversi scopi a seconda dei vari progetti che ha realizzato. Risulta anche difficile identificare un preciso stile fotografico, in una ricerca dove sembrano contare più le idee e il percorso scelto per realizzarle.

RIVEDERTI E' UN PIACERE, 2009

Qui la fotografia sembra essere un semplice strumento, parte di una più ampia selezione di risorse indirizzate sia a produrre dei contenuti sia a generare delle esperienze umane e di relazione attraverso il processo creativo. Un catalogo cromatico di edifici di un quartiere di Milano (Bande Nere, dal nome della zona), una sequenza di foto di gruppi di persone parte di un lavoro “sull’attitudine umana di associarsi a gruppi allo scopo di creare unità di interessi comuni” (Self Categorization), oppure una serie di libri realizzati con la comunità dei residenti di una piccola città a nord di Milano (Il mio libro sei tu) sono solo alcuni esempi tra i vari progetti già realizzati dalla giovane artista.

Self Categorization, (ongoing)
  
Il mio libro sei tu viene presentato in questi giorni all’interno di Art Around, una serie di progetti site-specific realizzati da otto artisti nel territorio a nord di Milano e ideata dal Museo Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo.

Buchi, 2008

All images © Giulia Ticozzi

2 comments:

francesco peluso said...

trovo interessante il progetto ma soprattutto questo passaggio della recensione
"dove il mezzo viene utilizzato in modi molto differenti e per diversi scopi a seconda dei vari progetti che ha realizzato."

perchè credo che nel mondo fotografico spesso l'autore si ritrovi prigioniero di un genere, di uno "stile"

e che, paradossalmente, un mezzo di libera espressione come la fotografia si trasforma quasi in un mezzo di di coercizione.

Come se non bastassero gli automatismi, scenari, profili, app sempre più presenti nelle fotocamere moderne (e sempre più intrunsivi) a tentarci con il solo risultato di uniformare sempre più il risultato finale.

Magari sempre più correttamente esposto.

A inquadrarci in compartimenti dai solidi confini.

Gabbie ?

Giorgio Cecca said...

Lo stile, la "coerenza stilistica" attraverso i vari progetti non la vedo necessariamente in chiave negativa a patto che sia "sincera"... "onesta", personale e consapevole(possibilmente).

E l'utilizzo del mezzo adattato, di volta in volta, al diverso risultato finale cui giungere, non potrebbe essere esso stesso... uno stile?

Ma condivido l'ipotesi sull'esistenza delle "gabbie". Stili come quello di Ghirri, dei neo-topografi, dei Becher (per non dire del fine-art-adamsiano) spesso ingabbiano i fotografi invece che assumere il ruolo di punti notevoli del panorama fotografico che aiutino a trovare e, sempre meglio, definire la propria personale visione.