Prague, August 21, 1968. Soviet tanks entering the city, seen through the window of a hotel room.
Nell’estate del 1968 mio padre andò con un amico a Praga. Arrivarono un pomeriggio e passarono la serata andando in giro per la città, dove i bar e le strade erano pieni di persone che bevevano, mangiavano e si divertivano. La mattina dopo, dalla camera d’albergo sentirono uno strano rumore, e scoprirono che proveniva dai carri armati che stavano discendendo la collina di fronte all’albergo: l’Unione Sovietica stava invadendo la città. Lo staff dell’albergo mise un cartello sulla porta d’ingresso, tutti i cittadini stranieri che volessero uscire in strada lo avrebbero fatto a loro rischio e pericolo. C’era un silenzio irreale per le strade, le persone cominciavano a radunarsi attorno ai carri armati. Mio padre scattò un primo rullino di fotografie, un soldato sovietico corse verso di lui e gli ordinò di aprire la macchina fotografica e di tirare fuori la pellicola. Poi scattò un altro paio di rullini, durante quell’unica giornata che passò in una città sotto occupazione, prima di unirsi alla colonna di macchine di cittadini stranieri che lasciava la città sotto la scorta di alcuni rappresentanti delle ambasciate americana e inglese.
Mi ha sempre detto che le foto migliori erano nel rullino che il soldato gli ordinò di bruciare alla luce del sole: c’erano persone che piangevano, e un vecchio che sputava su un carro armato che gli stava passando accanto.
A me piace la strana atmosfera di queste immagini che è riuscito a riportare con sé: c’è davvero un grande silenzio e un senso di smarrimento, i tanti momenti ordinari di cui è fatta una situazione straordinaria, e quindi ho pensato di ospitarne una selezione. Buona visione.
People watching a news bulletin about the invasion of Czechoslovakia inside the hotel lobby.
My father went to Prague with a friend in the summer of 1968. They arrived on an afternoon, spent the night around, bars and streets were full of people eating, drinking and having fun. The next morning they heard a strange noise from their hotel room, only to find out it came from the military tanks that were descending the hill in front of the hotel: the Soviet Union was invading the town. The hotel staff put a warning sign on the door of the lobby, all foreigners who wanted to leave the hotel were doing it at their own risk. There was a weird silence filling the streets, people started to gather around the lines of tanks. My father shot a first roll of film and a Soviet soldier ran towards him, and ordered him to open the camera and throw the film out. He shot a couple more, during that single day he spent in an occupied city, before joining the lines of cars of foreigners led by representatives of the English and American embassies that left Prague the morning after.
He always told me that the best pictures were on the roll the soldier ordered him to espose to sunlight: there were people crying, and an old man spitting on a tank moving next to him. But I like the strange feeling of these images he brought back with him: there’s indeed silence and disorientation, I think they truly show ordinary moments of an extraordinary situation, and so I decided to share some with you. Hope you’ll enjoy them.
"All foreign citizens are required to stay inside. Those leaving the hotel will do it at their own risk".
"CCCP go home".
All images © Bruno Severo
Wednesday, January 21, 2009
In Prague
Labels:
Storie d'immagini/Visual stories
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