© Stan Gaz
Stan Gaz è un artista che utilizza la fotografia come il suo principale strumento espressivo. Il suo ultimo libro Sites of Impacts contiene immagini dei crateri lasciati dall'impatto di meteoriti, ampie vedute in bianco e nero delle tracce di queste collisioni ancora presenti sul suolo terrestre. Le sue immagini "sono manipolate sia digitalmente sia con i diversi procedimenti di stampa, tra cui la solarizzazione", esaltando la dimensione simbolica di tali eventi e mostrando dei luoghi che potrebbero appartenere a qualsiasi pianeta dell'universo.
Mi chiedo soltanto se le immagini non avrebbero acquistato ancora più forza da un'interpretazione visiva più sottile e naturalistica, facendo più leva sulle forme di queste paesaggi feriti, rappresentando il semplice fatto che queste tracce continuano a esistere, per riuscire a esprimere "la vulnerabilità della terra e della nostra stessa presenza nell'universo", come scrive lo stesso Gaz, piuttosto che ricorrere alla massiccia manipolazione tonale che l'artista ha poi scelto per le sue immagini.
Il cielo e la terra a volte sembrano avvolti in un'identica e pesante luce artificale, mentre in altre immagini si ha quasi la sensazione di osservare una gigantesca scenografia, piuttosto che la testimonianza delle cicatrici eterne del nostro pianeta.
© Stan Gaz
Stan Gaz is a visual artist using photography as his main tool of expression. His last book Sites of Impact collects his aerial images of meteorite craters around the world, large scale black and white views of the visible traces of those collisions on earth's soil. His images are "manipulated both digitally and through black and white printing processes, such as solarization", thus enhancing the symbolic value of these events by showing places that look like they could belong to any planet in the universe.
I only wonder if these images would have gained more strength by a more subtle and naturalistic approach, simply relying on the shapes of these wounded lands, depicting the simple fact that these traces still exist, in order to express "the vulnerability of the earth and of our significance in the universe", as Gaz writes about his work - instead of the huge tonal manipulation he chose for his images. But to me the sky and the land often look as wrapped in the same thick artificial light, and in some images there's almost the feeling of watching some kind of massive scenography, rather than witnessing the eternal scars of our planet.
© Stan Gaz
Thursday, June 11, 2009
Wednesday, June 10, 2009
mus-mus @ Paris
Eugène Atget, Cabaret de L'enfer, Boulevard de Clichy, 1910
Il clan di mus-mus è di nuovo in pista con un nuovo progetto con tema Parigi, qui potete trovare il lancio del progetto e qui le condizioni di partecipazione (attenzione, si può presentare una singola immagine realizzata nella Ville Lumière).
La scadenza per spedire le immagini è nientemeno che il 14 luglio prossimo (e quando, altrimenti), la selezione finale sarà on line dal mese di Agosto.
Hippolyte parteciperà al progetto, curioso di vedere cosa verrà fuori tra un bistrot e un boulevard.
Io andrò sul romantico, già lo so.
The mus-mus clan is back on track with a call for entries on the theme of Paris, find the call for submissions here and the conditions to submit the images (beware, you have to send one single picture made in the Ville Lumière) here.
Deadline for submission is none other than July 14 (and when else, after all), the final selection will be online from August.
Hippolyte will join the project, let's all jump in and say our own about bistrots and boulevards.
I'll go romantic, i already know.
Il clan di mus-mus è di nuovo in pista con un nuovo progetto con tema Parigi, qui potete trovare il lancio del progetto e qui le condizioni di partecipazione (attenzione, si può presentare una singola immagine realizzata nella Ville Lumière).
La scadenza per spedire le immagini è nientemeno che il 14 luglio prossimo (e quando, altrimenti), la selezione finale sarà on line dal mese di Agosto.
Hippolyte parteciperà al progetto, curioso di vedere cosa verrà fuori tra un bistrot e un boulevard.
Io andrò sul romantico, già lo so.
The mus-mus clan is back on track with a call for entries on the theme of Paris, find the call for submissions here and the conditions to submit the images (beware, you have to send one single picture made in the Ville Lumière) here.
Deadline for submission is none other than July 14 (and when else, after all), the final selection will be online from August.
Hippolyte will join the project, let's all jump in and say our own about bistrots and boulevards.
I'll go romantic, i already know.
Friday, June 5, 2009
More topography
© Karin Apollonia Müller
Karin Apollonia Müller ha una spiccata attitudine topografica, espressa dai suoi paesaggi urbani e naturali, quel tipo di visione distante che appartiene a tanta fotografia contemporanea.
Interessante è il fatto che in altre immagini esprima un'inaspettata ironia, come nella serie Deutsche Landschaft, dove la vita rurale tedesca viene descritta con un'approccio quasi antropologico, che mostra queste persone come se fossero gli abitanti di una terra molto lontana.
© Karin Apollonia Müller
Karin Apollonia Müller has a quite pronounced topographic attitude, displayed both on natural and urban landscapes, that kind of distant and 'objective' vision that belongs to a wide section of contemporary photography.
Interesting to notice how she's also able to express a subtle irony like the one that comes out of her series Deutsche Landschaft, where life in rural Germany is depicted with an anthropological approach that show those people like inhabitants of a distant world.
© Karin Apollonia Müller
Karin Apollonia Müller ha una spiccata attitudine topografica, espressa dai suoi paesaggi urbani e naturali, quel tipo di visione distante che appartiene a tanta fotografia contemporanea.
Interessante è il fatto che in altre immagini esprima un'inaspettata ironia, come nella serie Deutsche Landschaft, dove la vita rurale tedesca viene descritta con un'approccio quasi antropologico, che mostra queste persone come se fossero gli abitanti di una terra molto lontana.
© Karin Apollonia Müller
Karin Apollonia Müller has a quite pronounced topographic attitude, displayed both on natural and urban landscapes, that kind of distant and 'objective' vision that belongs to a wide section of contemporary photography.
Interesting to notice how she's also able to express a subtle irony like the one that comes out of her series Deutsche Landschaft, where life in rural Germany is depicted with an anthropological approach that show those people like inhabitants of a distant world.
© Karin Apollonia Müller
Wednesday, June 3, 2009
Serial photography
© Matthew Sleeth
Un altro nome si aggiunge al gruppo di 'collezionisti e classificatori' in cui mi sto imbattendo recentemente, un altro autore il cui catalogo di piccole serie fotografiche mette l'accento sui gruppi e le categorie di luoghi, persone e situazioni, un lavoro in cui l'accumulazione diviene il fattore predominante, molto più dell'eventuale forza visiva della singola immagine mostrata: Matthew Sleeth, che ha appena pubblicato un libro che forse non a caso si intitola Ten Series/106 Photographs. Come del resto anche il suo sito, costruito come uno strano doppio di Google che indirizza a tutte le diverse sezioni che illustrano il suo lavoro.
© Matthew Sleeth
One more name joins the group of 'collectors and classifiers' I've been recently stumbling upon, another author whose series of different tiny bodies of works puts the accent more on the groups and the categories of people and places and on a process of accumulation, rather than on the striking visual quality of the single image.
Matthew Sleeth just released a book called maybe by no chance Ten Series/106 Photographs, not counting his website platform, shaped like a Google doppelgänger that takes you to all the different minisites illustrating his activity.
© Matthew Sleeth
Un altro nome si aggiunge al gruppo di 'collezionisti e classificatori' in cui mi sto imbattendo recentemente, un altro autore il cui catalogo di piccole serie fotografiche mette l'accento sui gruppi e le categorie di luoghi, persone e situazioni, un lavoro in cui l'accumulazione diviene il fattore predominante, molto più dell'eventuale forza visiva della singola immagine mostrata: Matthew Sleeth, che ha appena pubblicato un libro che forse non a caso si intitola Ten Series/106 Photographs. Come del resto anche il suo sito, costruito come uno strano doppio di Google che indirizza a tutte le diverse sezioni che illustrano il suo lavoro.
© Matthew Sleeth
One more name joins the group of 'collectors and classifiers' I've been recently stumbling upon, another author whose series of different tiny bodies of works puts the accent more on the groups and the categories of people and places and on a process of accumulation, rather than on the striking visual quality of the single image.
Matthew Sleeth just released a book called maybe by no chance Ten Series/106 Photographs, not counting his website platform, shaped like a Google doppelgänger that takes you to all the different minisites illustrating his activity.
© Matthew Sleeth
Tuesday, June 2, 2009
Stuff from all over
© Nigel Shafran
Nigel Shafran è un elegante collezionista, quasi un raccoglitore di immagini, creatore di micro-categorie di diversi tipi di luoghi e persone.
Le mie preferite? Forse i Supermarket Portraits e le Stairs, di cui mi piacerebbe poterne vedere più di due soltanto.
© Nigel Shafran
Nigel Shafran is quite an elegant collector of images, creating micro categories of different types of people and places.
My choice? Maybe the Supermarket Portraits and the Stairs - this last I whish there were more than just two to see.
© Nigel Shafran
Nigel Shafran è un elegante collezionista, quasi un raccoglitore di immagini, creatore di micro-categorie di diversi tipi di luoghi e persone.
Le mie preferite? Forse i Supermarket Portraits e le Stairs, di cui mi piacerebbe poterne vedere più di due soltanto.
© Nigel Shafran
Nigel Shafran is quite an elegant collector of images, creating micro categories of different types of people and places.
My choice? Maybe the Supermarket Portraits and the Stairs - this last I whish there were more than just two to see.
© Nigel Shafran